L’abbraccio di Misericordie e Fratres a Papa Francesco

Dovevano essere trentamila, ma alla fine erano quasi il doppio i volontari di Misericordie e Fratres arrivati da ogni parte d’Italia che sabato 14 hanno fatto festa, in piazza San Pietro, a Roma, attorno a Papa Francesco, per un incontro che resterà a lungo nella memoria dei due movimenti.  

 (sullo sfondo il labaro della nostra Misericordia) >>>>

I confratelli delle Misericordie e i donatori dei Gruppi Fratres hanno animato la piazza fin dalle prime ore del mattino, con i colori delle loro divise giallo-ciano e bianco-rosso, con canti, preghiere e testimonianze, guidati dal ‘correttore’ delle Misericordie toscane, don Simone Imperiosi e dal ‘correttore’ nazionale delle Misericordie, Vescovo di Prato, monsignor Franco Agostinelli. Per i‘Governatori’ di ciascuna Misericordia invece la veste storica, nera e con il cappuccio che si utilizzava alle origini per rendere anonimi i volontari e dunque totalmente gratuito il dono.

Tra le testimonianze quelle di Kami, 51 anni, originario dell’Iran, uno dei mediatori culturali del CARA (Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo) di Sant’Anna, gestito dalla Misericordia di Isola Capo Rizzuto (Kr); Emilio Tincani, uno dei fondatori della giovane Misericordia di Milano Sant’Ambrogio, che lavora in strada con chi vive ai margini della società; Federico Bonechi, responsabile del progetto della Confederazione nazionale che ha portato alla nascita a inizio anno di una Misericordia a Betlemme; Federico Finozzi, presidente dell’AIDO (Associazione Italiana Donatori Organi) di Pisa e detentore del record del mondo di nuoto sui 50 rana per trapiantati; Alfredo Pisu, Governatore della Misericordia di Cagliari Pirri, che fa parte del Comitato Paraolimpico della Sardegna.

Alle 12,00, un’esplosione di gioia ha accolto l’arrivo di Papa Francesco in piazza. A rivolgere il primo saluto al Papa è stato l’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, che ha ricordato la tradizione secondo la quale il vescovo del capoluogo toscano è anche capo di guardia della Misericordia di Firenze. A presentare i due movimenti al Santo Padre sono stati poi il Presidente delle Misericordie, Roberto Trucchi e il Presidente Fratres, Luigi Cardini.

IL DISCORSO DEL PAPA

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Rivolgo il mio saluto a tutti voi che fate parte delle Misericordie d’Italia e dei Gruppi Fratres e anche ai vostri familiari e alle persone assistite che hanno potuto unirsi al vostro pellegrinaggio.
Saluto monsignor Franco Agostinelli vescovo di Prato e vostro correttore generale e il presidente Nazionale della vostra Confederazione il sig. Roberto Trucchi, ringraziandoli per le parole con cui hanno introdotto questo incontro.
A tutti va il mio apprezzamento per le importanti opere che svolgete in favore del prossimo sofferente.

Le Misericordie, antica espressione del laicato cattolico e ben radicate nel territorio italiano, sono impegnate a testimoniare il Vangelo della carità tra i malati, gli anziani, i disabili, i minori, gli immigrati e i poveri.
Tutto il vostro servizio prende senso e forma da questa parola “misericordia” parola latina il cui significato etimologico è “miseris-cor-dare” = “dare il cuore ai miseri”, quelli che hanno bisogno, quelli che soffrono.
È quello che ha fatto Gesù: ha spalancato il suo cuore alla miseria dell’uomo.
Il Vangelo è ricco di episodi che presentano la misericordia di Gesù, la gratuità del suo amore per i sofferenti e i deboli.
Dai racconti evangelici possiamo cogliere la vicinanza, la bontà, la tenerezza con cui Gesù accostava le persone sofferenti, le consolava e spesso le guariva.
Sull'esempio del nostro Maestro anche noi siamo chiamati a farci vicini, a condividere la condizione delle persone che incontriamo: bisogna che le nostre parole i nostri gesti i nostri atteggiamenti esprimano la solidarietà, la volontà di non rimanere estranei al dolore degli altri.
E questo con calore fraterno e senza cadere in alcuna forma di paternalismo!

Abbiamo a disposizione tante informazioni e statistiche sulle povertà e sulle tribolazioni: c’è il rischio di essere spettatori informatissimi e disincarnati di queste realtà.
Oppure di fare dei bei discorsi che si concludono con soluzioni verbali e un disimpegno rispetto ai problemi reali… troppe parole, troppe parole, troppe parole, ma non si fa niente e questo è un rischio! Non è vostro caso, voi lavorate bene, lavorate bene!
Ma c’è il rischio! Quando io sento alcune conversazioni tra persone che conoscono le statistiche e dicono: “Che barbarità, Padre, che barbarità!”
“Ma cosa fai tu per questa barbarità?”
“Niente, parlo!”
Eh, questo non rimedia niente! Di parole ne abbiamo sentite tante! Quello che serve è l’operare, l’operato vostro, la testimonianza cristiana, andare dai sofferenti, avvicinarsi come Gesù ha fatto.
Imitiamo Gesù: egli va per le strade e non ha pianificato né i poveri, né i malati, né gli invalidi che incrocia lungo il cammino, ma con il primo che incontra si ferma diventando presenza che soccorre, segno della vicinanza di Dio che è bontà, provvidenza e amore.

L’attività delle vostre associazioni si ispira alle sette opere di misericordia corporale che mi piace richiamare, perché farà bene sentirle un’altra volta: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carcerati, seppellire i morti.
Vi incoraggio a portare avanti con gioia la vostra azione e a modellarla su quella di Cristo, lasciando che tutti i sofferenti possano incontrarvi e contare su di voi nel momento del bisogno.
Cari fratelli e sorelle grazie, grazie di nuovo a tutti voi per quello che fate. Grazie.
Che le Misericordie e i Gruppi Fratres continuino ad essere luoghi di accoglienza e di gratuità nel segno dell'autentico amore misericordioso per ogni persona.

Il Signore vi benedica e la Madonna vi protegga.
Grazie.
E per favore non dimenticatevi di pregare per me, che anch’io ne ho bisogno.